La Vita di Santa Rosa

Viterbo e Santa Rosa. Un legame forte ed indissolubile,che affonda le sue radici nel Medioevo e basa il suo futuro nella devozione dei viterbesi e su quanti ne difendono e divulgano il culto.

Rosa è una giovane e gracile fanciulla che nasce nel 1233 dal matrimonio di Caterina e Giovanni, poveri contadini che lavoravano probabilmente al servizio delle monache di clausura del vicino convento di San Damiano. Fin dalla più tenera età è animata da una profonda fede cristiana che cerca di diffondere nel popolo viterbese, scosso da lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini, Gatti e Tignosi, eretici catari e seguaci di S. Francesco. La fragile Rosa, minata nel fisico ma animata da una incrollabile devozione cristiana, predica nelle vie di Viterbo, aiuta materialmente chi ne ha bisogno, compie miracoli e sprona i concittadini a non assoggettarsi al potere assoluto di Federico II.

Con tutta probabilità è sulle mura di Viterbo, a difenderne l’impenetrabilità dall’inutile assalto, nel 1243, dell’imperatore germanico. Rimarrà anche ferita ad un braccio ma la ferita non le impedirà di continuare il suo apostolato cristiano. Chiederà, inutilmente, di entrare tra le converse del Monastero di S. Damiano, destinato però a dare eterno asilo al suo corpo incorrotto e a prendere il suo nome.

Fu esiliata, nell’inverno del 1250, dal podestà ghibellino di Viterbo. Prima a Soriano e poi a Vitorchiano. Rientrò in città dopo la morte dell’imperatore Federico II, ma la sua salute peggiorò ulteriormente,tanto che morì il 6 Marzo del 1251.

Aveva solamente diciotto anni, ma la sua breve vita terrena lascerà un’impronta indelebile nella vita di Viterbo e dei viterbesi, che la proclameranno Santa ancor prima dei tardivi processi rinascimentali di canonizzazione.

Venne sepolta nella nuda terra, a pochi metri dalla sua casa, nel cimitero della Chiesa di S. Maria del Poggio. Il suo corpo vi restò per otto anni,fino a quando i sogni e le apparizioni ricorrenti di Rosa a Papa Alessandro IV non indussero il pontefice a far effettuare il disseppellimento del corpo della vergine viterbese.

Con grandissima sorpresa la salma fu ritrovata incorrotta. Il Vicario di Cristo ne fece allora trasportare il corpo, era il 4 Settembre 1258,da alcuni cardinali accompagnati da grandissima partecipazione di popolo,fino al Convento di S. Damiano.

Da quell’ anno i viterbesi ripetono, con immutata partecipazione, quella prima processione, prima con altari devozionali portati a spalla dai fedeli, poi con baldacchini o “macchine” sempre più alte e maestose,affidati da secoli alle fatiche dei Facchini di Santa Rosa ,in una magica serata di inizio Settembre dove, per dirla con le parole del poeta Salvatore Di Pietro: “….sembra che Dio sia sopra i tetti di Viterbo. E cammina e corre verso l’urna intravista,dove le Sacre Spoglie attendono